Ciclismo
Elia Viviani annuncia il ritiro: tre medaglie olimpiche e 10 mondiale in carriera, è stato portabandiera a Tokyo 2020
Tra strada e pista, con cuore e testa: Elia Viviani dice addio al mondo del ciclismo e dell’agonismo e lo fa con due ultime pedalate. Prima, sulle vie di casa, al Giro del Veneto del 15 ottobre, per onorare i luoghi dove è cresciuto e poi sulla pista, che tanto gli ha saputo regalare, in occasione dei Mondiali di Santiago del Cile (22– 26 ottobre 2025). Dopodiché, l’azzurro scenderà da quel sellino con il sorriso e l’eleganza che l’hanno sempre contraddistinto, sapendo di aver dato tutto.
Classe 1989, Viviani è sereno, fiero del proprio percorso. Non potrebbe essere altrimenti dopo anni in cui ha conseguito straordinari successi e ha portato in alto i colori azzurri. Portabandiera ai Giochi di Tokyo 2020, insieme a Jessica Rossi, in bacheca vanta tre medaglie olimpiche su pista. Indimenticabile è l’oro vinto nell’omnium a Rio de Janeiro 2016, il bronzo, sempre nell’omnium a Tokyo 2021 e l’argento con Simone Consonni, nell’americana, a Parigi 2024. Il palmarès è poi arricchito da otto podi mondiali e da più di dieci ori europei. Su strada ha collezionato 90 successi, tra cui spiccano le cinque tappe al Giro d’Italia, tre alla Vuelta e una al Tour de France. «Ho cominciato questa ultima stagione volendo dimostrare qualcosa, volevo decidere io quando dire basta, anche se molti mi hanno chiesto in questi mesi se volessi smettere. La fusione della mia squadra, il team Lotto, con un’altra mi ha convinto che questo sarebbe stato l’ultimo anno. So di essere ancora a un buon livello e per questo voglio chiudere ai Mondiali, puntando magari alla maglia iridata. Sai che è il momento di lasciare andare tutto quando non sei competitivo come sempre o per esserlo deve andare tutto al meglio, quando un tempo non era così».
Una scelta ponderata e su cui, come del resto ripensando a tutta la carriera, non ha rimproveri. «Rifarei tutto al 100%: sono contentissimo di quanto ho raggiunto. Il ciclismo mi ha insegnato a vivere, mi ha dato una formazione sportiva ed umana. Non avrei mai visto così tanti posti nel mondo se non fosse stato per il mio sport. Mi ha dato soddisfazioni e ha sempre fatto parte di me e della mia vita». Ovvero fin da quando quel ragazzino di soli otto anni si destreggiava tra scuola e agonismo e iniziava a crescere macinando chilometri anche per le strade di casa. Era così giusto chiudere nel suo Veneto: «Si sono allineate diverse circostanze: quest’anno, con l’arrivo a Verona ho pensato che sarebbe stato il giorno perfetto per fare l’ultima gara su strada, nella mia città, con i tifosi, amici e parenti».
10/10/2025
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